image
image

La singolarità pedagogica di Don Bosco

Con qualche enfasi, non del tutto gratuita, un sacerdote della diocesi di Fermo, scriveva nel 1886: ‘Sono ormai cinquant’anni che Don Bosco sacrifica la vita all’educazione ed istruzione della gioventù, con esito tanto felice e tanto esteso che è divenuto il più famoso educatore dei tempi nostri tanto nel vecchio come nel nuovo mondo. Chi lo ha reso così famoso è il suo Sistema preventivo’1.

Non avrebbe senso indulgere alla retorica; ma è abbastanza pacifico che don Bosco è apparso a molti contemporanei, ed anche in seguito, eccezionale educatore e rappresentante emergente del sistema preventivo nell’educazione della gioventù, senza con ciò nulla detrarre all’apporto arricchente e originale di altri educatori passati e coevi2. Della singolarità della sua esperienza qualcuno ebbe presto un acuto intuito: C. Danna, professore d’ Instituzioni di belle lettere all’Università di Torino, che già nel 1849 sull’Oratorio, ‘la scuola domenicale di Don Bosco’, scriveva due pagine appassionate, sottolineandone il carattere insieme religioso e civile, integralmente educativo e gioioso.

‘Egli raccoglie ne’ giorni festivi, là in quel solitario recinto da 400 a 500 giovanetti sopra gli otto anni, per allontanarli da pericoli e divagamenti, e istruirli nelle massime della morale cristiana. E ciò trattenendoli in piacevoli ed oneste ricreazioni, dopo che hanno assistito ai riti ed agli esercizi di religiosa pietà. Loro insegna inoltre la Storia sacra e l’ecclesiastica, il Catechismo, i principii d’aritmetica: gli esercita nel sistema metrico decimale e quei che non sanno, anco nel leggere e scrivere. Tutto questo per l’educazione morale e civile. Ma non trasanda la fisica, lasciando che nel cortile posto a fianco dell’oratorio e chiuso d’ogni intorno, negli esercizi ginnici, o trastullandosi colle stampelle o all’altalena, colle piastrelle o ai birilli crescano, rafforzino la vigoria del corpo. L’esca con cui attrae quella numerosissima schiera oltre i premii di qualche pia immagine, oltre le lotterie, e talvolta qualche colazioncella, si è l’ aspetto sempre sereno, e sempre vigile nel propagare in quelle anime giovanette la luce della verità e del vicendevole amore. Pensando il male che evita, i vizi che previene, le virtù che semina, il bene che fruttifica, pare incredibile che l’opera sua potesse avere impedimenti e contrarietà (…). Ma quello che dà massimamente a Don Bosco diritto alla gratitudine cittadina si è l’ ospizio, che là nella stessa casa dell’oratorio, dischiuse a’ fanciulli più indigenti e cenciosi. Quando egli sa o incontra alcuno più dalla squallidezza immiserito, non lo perde più d’occhio, lo conduce a sua casa, lo ristora, lo sveste de’ luridi, gl’indossa nuovi abiti, gli dà vitto mane e sera, finché trovatogli padrone e lavoro sa di procacciarli un onorato sostentamento per l’avvenire, e può accudirne con maggior sicurezza l’educazione della mente e del cuore’3.

Largo spazio al sistema educativo di don Bosco è dato, pure, dal discorso pronunciato nei funerali di trigesima il 1 marzo 1888 dall’arcivescovo di Torino, cardinal Gaetano Alimonda. L’educazione, secondo l’oratore, è il primo settore nel quale don Bosco si mostra divinizzatore del secolo XIX, accanto alla ‘cultura degli operai’ e ‘l’opera del lavoro’, allo spirito associativo, alla civilizzazione dei popoli meno progrediti. ‘Giovanni Bosco, che non iscarta nulla degli utili trovati pedagogici, va intanto più innanzi: non ha il problema del metodo, ha la risoluzione dei principii. Nell’affezione naturale introduce a guida l’elemento religioso, nella scienza la carità. Per questo divinizza la pedagogia’4. Intensamente religiosa, la sua pedagogia non è arcigna: ‘Tutto si fa liberamente e allegramente’5. Insieme, si lavora, con impegno e genialità di iniziative, in un’atmosfera di pace, di dignità e di fiducia6. Lo stile generale nella direzione delle varie opere è il sistema preventivo, che per don Bosco ‘è legge assoluta’, ben caratterizzato nei confronti del ‘metodo repressivo’ spesso inevitabile nella vita civile: ‘la forza suprema e prediletta, la forza miracolosa, a cui nel governare Don Bosco si raccomanda, è la forza morale. Sa e vede che se non si guadagna l’affetto dell’allievo, val costruire su l’arena, val educare i corpi e non gli spiriti’7.

NOTE:

1 D. Giordani, La gioventù e Don Bosco di Torino. S. Benigno Canavese, Tip. e Libreria Salesiana, 1886, p. 63. Quasi contemporaneamente del medesimo Autore usciva il volume: La carità nell’educare ed il sistema preventivo del più grande educatore vivente il venerando D. Giovanni Bosco, coll’aggiunta delle Idee di D. Bosco sull’educazione e sull’insegnamento, di F. Cerruti. S. Benigno Canavese, Tip. e Libr. Salesiana 1886.

2 Una breve, ma buona puntualizzazione del merito di don Bosco quanto al ‘sistema preventivo’ è fatta da E. Valentini, Don Bosco restauratore del sistema preventivo, in ‘Rivista di Pedagogia e Scienze Religiose’ 7 (1969) 285-301. Evidentemente esuberante è, invece, l’esaltazione unilaterale di A. Caviglia, peraltro acuto studioso di don Bosco, che in una lezione tenuta nell’agosto del 1934, tra l’altro, affermava: ‘Don Bosco e l’educazione cristiana formano un’equazione che si risolve nell’unità. In questo è la grandezza storica e concettuale di Don Bosco nella vita della Chiesa: che esso ha dato la formulazione definitiva della pedagogia cristiana, della pedagogia voluta dalla Chiesa […]. I Santi educatori e gli Educatori santi tutti partirono dal principio della carità, e quasi tutti dalla carità del povero. Ma nessuno ebbe una potenzialità diffusiva e addirittura dominante, come Don Bosco: Santi poi che abbiano inteso a formulare in un sistema tutto quello che religione, carità e sapienza hanno prodigato e in una parte più e meno altrove nell’educazione: Santi creatori o divinatori del sistema educativo cristiano, non ve n’ha che uno, ed è Don Bosco’ (A. Caviglia, La pedagogia di Don Bosco, nel volume: Il soprannaturale nell’educazione. Roma, An. Tip. Editrice Laziale 1934, pp. 105 e 108). Il tono si spiega, in parte, con l’intenzione dichiarata di ‘parlar di Don Bosco […] come lo vedo e lo sento, non da studioso, ma da cristiano e da prete, e da Salesiano formato ancora da Lui stesso’ (p. 102).

3 Nella Cronichetta del ‘Giornale della Società d’istruzione e d’educazione’, Anno I, vol. I (1849), pp. 459-460. Si sono sottolineate le espressioni, che evidenziano i punti qualificanti dell’esperienza educativa e pedagogica di don Bosco.

4 Giovanni Bosco e il suo secolo. Ai funerali di trigesima nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino il 1 marzo 1888. Discorso del Cardinale Arcivescovo Gaetano Alimonda, Torino, Tipografia Salesiana, 1888, p. 11.

5 Cfr. G. Alimonda, Giovanni Bosco…, pp. 13-15.

6 Cfr. G. Alimonda, Giovanni Bosco…, pp. 21-24.

7 Cfr. G. Alimonda, Giovanni Bosco…, pp. 39-40.